Pterosauro, Pterodattili ed altri dinosauri volanti

 

 Dinosauri volanti: pterosauro e pterodattilo

 

Gli Pterosauri, i cui nome significa “lucertola alata”, sono una specie di dinosauri capaci di volare. Sono state identificate almeno 130 specie diverse di pterosauro, secondo David Hone, paleontologo all’Università Queen Mary di Londra. Erano specie molto diffuse, e vivevano in tutto il mondo, infatti i loro fossili sono stati rinvenuti in tutto il mondo, dalla Cina, alla Germania e fino alle Americhe.

Gli Pterosauri sono apparsi durante il tardo Triassico ed hanno volato nei cieli fino alla fine del Cretaceo (dai 228 ai 66 milioni di anni fa), secondo un articolo pubblicato nel 2008 sulla rivista scientifica tedesca Zitteliana. Gli pterosauri vivevano in mezzo ai dinosauri, e si sono estinti insieme a quest’ultimi, anche se in realtà loro non erano dinosauri a tutti gli effetti, poiché vengono considerati dei rettili volatili. E’ sbagliato pensare che gli uccelli di oggi si siano evoluti dagli pterosauri, infatti, i loro antenati erano dei piccoli dinosauri piumati terrestri.

Il primo esemplare di pterosauro trovato fu lo Pterodattilo, identificato nel 1784 dallo scienziato italiano Cosimo Collini, che pensava di aver scoperto una creatura marina, che usava le ali come pinne.

Fu un naturalista francese, Georges Cuvier, nel 1801, a proporre che le creature potessero volare, e infatti fu sempre lui a coniare il termine “Pterodattilo”, nel 1809, dopo la scoperta di uno scheletro fossile in Baviera, Germania. Questo termine è stato usato fino a quando gli scienziati si sono resi conto che stavano trovando diversi generi di rettili volanti, e non una specie sola. Tuttavia il termine “pterodattilo” rimase come termine popolare.

Il termine “Pterodactylus” viene dalla parola greca “pterodaktulos” che significa “dito alato”, che risulta essere una descrizione adatta del suo apparato di volo. La parte principale delle ali di pterodattilo e di altri pterosauri era costituita da una membrana fatta di pelle e muscoli, che si estendeva dalle quattro dita estremamente lunghe dell’animale, fino ai suoi arti posteriori. Alcune specie avevano anche delle membrane tra le spalle e i polsi(probabilmente incorporavano anche le prime tre dita), e altre presentavano una terza membrana, tra le gambe, che si attaccava alla coda (o la incorporava).

Le prime ricerche suggerivano che gli pterosauri fossero animali a sangue freddo, e che invece di volare, planavano. Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che alcuni pterosauri, inclusi i Sordes pilosus e Jeholopterus ninchengensis, avevano una specie di pelliccia, che consisteva di filamenti simili ai capelli, chiama pycnofibra, il che fa pensare che fossero animali a sangue caldo, quindi capaci di generare calore proprio (uno studio del 2002, pubblicato nel Bollettino di Scienze Cinese).

In più, uno studio del 2010, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, suggerisce che gli pterosauri avessero dei potenti muscoli per volare, che potevano essere usati anche sia per camminare come i quadrupedi, che per volare, simile a come fanno alcune specie di pipistrelli. Una volta in volo, gli esemplari più grandi, come Quetzalcoatlus northropi, potevano raggiungere una velocità di oltre 108 km all’ora per alcuni minuti, per poi planare ad una velocità “di crociera” di circa 90km/h.

 

Le dimensioni degli pterosauri

Lo Pterodactylus antiquus (l'unica specie conosciuta del suo genere) era uno pterosauro relativamente piccolo, con un’apertura alare da adulto di circa 1 metro, secondo uno studio del 2012 sulla rivista Zeitschrift Paläontologische. Ci fu un’iniziale confusione relativa alle dimensioni di questo pterosauro, perché alcuni esemplari si sono rivelati essere esemplari giovani, piuttosto che adulti.

Lo Pteranodonte, scoperto nel 1876 da Othniel C. Marsh, era molto più grande. Aveva un’apertura alare che variava dai 2,6 ai 6 metri, secondo uno studio del 2000 nel bollettino di Scienze della Terra del Kansas Geological Survey.

Il più piccolo pterosauro, chiamato Nemicolopterus crypticus, è stato scoperto nella parte occidentale della provincia cinese di Liaoning. Aveva un'apertura alare di soli 25 centimetri, secondo una descrizione dell'animale, pubblicata nel 2008 nel giornale Proceedings, dell'Accademia Nazionale delle Scienze, negli Stati Uniti.

Uno dei più grandi pterosauri viene considerato Quetzalcoatlus northropi, la cui apertura alare era di circa 11 metri, secondo un articolo del 2010 di PLOS ONE.

 

Caratteristiche fisiche

Dato il gran numero di diversi tipi di pterosauri, le caratteristiche fisiche di questi dinosauri alati variavano ampiamente.

Questi animali preistorici spesso avevano un collo lungo, che a volte presentava con un sacchetto alla gola simile a quello dei pellicani. La maggior parte dei crani di pterosauro erano lunghi e pieni di denti aghiformi. Tuttavia, gli pterosauri della famiglia tassonomica Azhdarchidae, che regnarono il cielo del tardo Cretaceo e comprendeva Quetzalcoatlus northropi, non avevano denti, secondo uno studio del 2014 sulla rivista ZooKeys.

Un'altra curiosità su questi dinosauri era la caratteristica cresta sulle loro teste. Anche se è stato inizialmente ipotizzato che gli pterosauri non avessero creste, è ormai noto che quest’ultime erano diffuse in varie forme, in tutte le specie di pterosauro. Alcuni per esempio avevano creste ossee, mentre altri avevano creste carnose, senza un’osso sottostante. Altri sembrano aver avuto una cresta simile ad una vela, fatta di una membrana che connetteva 2 grandi ossa sulla testa. "Ora sappiamo che le creste di pterosauro si presentavano in tutti i tipi di combinazioni (ossa e carne)", ha detto Hone a Live Science.

Nel corso degli anni, gli scienziati hanno proposto vari possibili usi per queste creste, dalla regolazione del calore fino al servire da timone durante il volo. "Ma quasi tutte le ipotesi hanno fallito i test più elementari", ha detto Hone, aggiungendo che i modelli mostrano che tali creste non sono timoni efficaci e molti piccoli pterosauri hanno creste, anche se tali piccole specie non ne avrebbero avuto bisogno per dissipare il calore. Ciò che sembra più probabile è che le creste siano state utilizzate per la selezione sessuale, sostengono Hone ed i suoi colleghi in uno studio del 2011 sulla rivista Lethaia. Ci sono diverse prove che supportano questa teoria sulle creste, spiega Hone, in particolare gli esemplari più giovani, versioni in miniatura di pterosauri adulti, non hanno creste, suggerendo che le creste siano state utilizzate per qualcosa che è rilevante solo per adulti, come per esempio l’accoppiamento.

 

Cosa mangiavano gli Pterosauri?

Gli pterosauri erano carnivori, anche se alcune specie possono aver mangiato della frutta di tanto in tanto, dice Hone. Cosa mangiavano queste rettili dipendeva molto dal posto in cui vivevano. Alcune specie vivevano vicino all'acqua, nelle zone di costa, mentre altre vivevano più nel entroterra. Gli pterosauri terrestri mangiavano carcasse, piccoli di dinosauro, uova, insetti e altri animali. “Erano probabilmente cacciatori di piccole prede, abbastanza attivi”, dice Hone. Gli pterosauri amanti dell’acqua invece, mangiavano una grande varietà di esseri acquatici, inclusi pesci, calamari, granchi e altri crostacei.

Un'altra curiosità sugli pterosauri risale al 2014, quando Hone ha cercato di saperne di più sulla vita degli pterosauri marini. “Nel caso di queste specie, i giovani predominano per quanto riguarda i fossili. Questo è strano, poiché gli animali giovani erano spesso quelli più vulnerabili ai predatori; infatti fossili di esemplari giovani sono sempre pochi, ma non in questo caso”. Un’ipotesi per spiegare questo strano fenomeno è che gli pterosauri giovani spesso morivano per annegamento, piuttosto che essere mangiati. Per verificare ciò, Hone e il suo collega Donald Henderson hanno usato dei modelli per dedurre in che modo gli pterosauri galleggiavano sull'acqua. Essi hanno scoperto che pterosauri galleggiavano bene, ma avevano posizioni galleggianti non ottimali, in cui la testa rimaneva molto vicino all'acqua. Ciò suggerisce che gli pterosauri acquatici non avrebbero trascorso molto tempo sulla superficie dell'acqua e si sarebbero lanciati in volo poco dopo essersi immersi per cibarsi, per evitare di annegare. Tuttavia, i giovani pterosauri che non avevano ancora i muscoli forti o che stavano ancora imparando a volare, avrebbero avuto maggiori difficoltà a lanciarsi di nuovo in volo dopo un’immersione, il che poteva portare ad un annegamento, ha dichiarato Hone.